CLASSI SPECIALI E ESCLUSIONE SCOLASTICA
Nella la
specie umana però, questa operazione suicida di separazione ed esclusione delle
diversità dalla società, si ripete incessantemente. Il fenomeno ha assunto una
ridondanza tale da essere ignorato, come il ticchettio di un orologio che
all’inizio lo sentiamo, ma poi le orecchie si abituano e non lo percepiamo più.
Crediamo di fare inclusione falciando le piante diverse fin dai loro germogli,
ledendo diritti sociali e civili, mietendo discriminazione e abilismo.
A vegetare indisturbate,
come gramigna rivestita d’oro, sono per esempio le numerose iniziative di finta
inclusione delle scuole calabresi, con quei progetti che dovrebbero essere destinati
agli studenti con disabilità. Sono proposti come iniziative a scopo oltre che
socio-pedagogico, in alcuni casi addirittura riabilitativo, per cui la figura
dell’“esperto” è d’uopo, ma spesso i nomi non sono esplicitati (eppure un
genitore avrebbe diritto a visionare i curricula delle figure esterne). Hanno la
pretesa di realizzarsi in maniera autonoma o con pubbliche risorse, senza avere
una supervisione specifica dall’Ufficio Scolastico Regionale, senza chiedere
alle famiglie le reali necessità e, cosa ancor più agghiacciante, sono previsti
solo ed esclusivamente per gli alunni con disabilità senza la partecipazione del
gruppo-classe.
Così nascono
i sabati mattina per “sperimentazioni” educative volte a integrare a scuola
alunne e alunni disabili, solo tra disabili e non nelle ore di lezione. Mica
far conoscere meglio la disabilità ai “normali”, queste cose lasciamole al buon
senso che un giorno, da adulti, spunterà per miracolo. Nessuno può dire niente:
i soldi vengono spesi per integrare o no? Insegnanti felici, genitori pure, ma
forse sono solo ignari di tutto.
Stanno resuscitando
anche le nuove aule-ghetto per studenti e studentesse autistici, dette anche “Classi speciali”, abolite già nel 1977
con la L.517/77: tale legge, giusto per ricordarlo a chi l’avesse dimenticato,
ha messo il punto fermo sul Diritto all’Istruzione e all’educazione nelle
sezioni e classi comuni per tutte le persone con disabilità e prevede che
“l’esercizio di tale diritto non può essere impedito da difficoltà di apprendimento
né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap”.
Orgoglio dei Presidi anzi, dei dirigenti, pubblicizzate come aiuto agli
studenti “speciali” (quale sarà mai questa “specialità?), queste aule mirano a
far vivere la didattica dell’espulsione, dentro a spazi isolati, senza i
compagni di classe perché, si sa, è faticoso tenerli buoni in classe ‘sti
disabili…
Eppure,
quanto sarebbe davvero un posto speciale la scuola, se avesse le aule messe in
sicurezza, rese idonee per tutta la scolaresca, con spazi adeguati, ausili per
chi ha difficoltà motorie, ristrutturate a basso impatto sensoriale per chi è
autistico. Inclusione scolastica è una locuzione semplice, ma chiediamone il
significato sempre a chi deve essere incluso e, prima di lasciarci inebriare
dal profumo di fiori e incensi, aspettiamo la prossima primavera a battere le
mani.
Pubblicato il 10 Maggio 2022 si Il Quotidiano del Sud Calabria per l'editoriale Diritti&Diversi"
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