INSENSIBILITA' AL DOLORE E DIRITTO AL PRIMO SOCCORSO IN OSPEDALE
L’insensibilità al dolore fisico, o analgesia, è una condizione comune a una piccola parte della popolazione mondiale. In pratica, non si è reattivi allo stimolo del dolore, non essendo in grado di percepirlo neppure dopo una brutta caduta, o in seguito a una ferita da taglio, un’infezione, ecc.
Quella congenita, chiamata CIP (Congenital Insensitivity to
Pain) è genetica, viene considerata una neuropatia periferica sensoriale e riguarda
oltre all’insensibilità tattile, anche quella relativa alle variazioni della
temperatura corporea (caldo e freddo), ed è molto più rara.
Credereste, gentili Lettrici e Lettori, che potrebbe essere una
fortuna quest’incapacità di avvertire sensazioni dolorifiche; in quanti abbiamo
sperato, in seguito a una frattura a un arto ad esempio, di evitare tutta la
sofferenza dovuta al trauma? Eppure, il dolore, lo sappiamo, è la nostra forma
di difesa, noi apprendiamo le situazioni di pericolo attraverso di quello: “una
volta provato il fuoco, non ti brucerai più”.
In realtà, rimanendo lontani da ciò che le statistiche
privilegiano coi loro dati, quest’iposensibilità, dovuta a un funzionamento
atipico del cervello umano, è frequente nelle persone neurodivergenti
(autistiche). Capire se un bambino piccolo è in grado di
percepire il dolore in tutte le parti del suo corpo, per un genitore, è
fondamentale: se cade o sbatte, ha disturbi intestinali, si morde la lingua, di
solito, piange, ma se non piange? È perché non si è fatto niente?
Bisogna dire che non c’è una vera e propria prassi
diagnostica per questo tipo di condizioni, ciascuno può riportare la propria
esperienza al medico e regolarsi su strategie di sopravvivenza ma, purtroppo,
non esiste neppure una regolamentazione specifica per acclarare la cosa, e
questo può diventare un serio problema nel momento in cui ci potrebbe essere
negato il diritto al primo soccorso nei nostri ospedali.
Nello specifico, i medici del Pronto Soccorso di ortopedia, possono
autorizzare la visita dallo specialista ortopedico solo nel caso in cui il
paziente riferisce di aver subìto un trauma domestico o sportivo; diversamente,
a seguito di condizioni patologiche pregresse o traumi pregressi, la visita non
verrà concessa: l’ortopedico allora consiglierà di recarsi dal medico curante
per la prescrizione di una visita ortopedica. A pagamento.
È un paradosso, ma le regole sono queste, almeno negli
ospedali calabresi.
L’urgenza di soccorso infatti viene stabilita per evidenza
di segni sul corpo (come gonfiore agli arti, rossore o pelle livida), per
incoscienza del malato ma anche per quanto esso manifesta la sua sofferenza; le
persone iposensibili spesso non vengono credute, è difficile stabilire quanto
un paziente sta male davvero se questo non si lamenta, non si calcolano neppure
i rischi di lesioni interne e perché mai disturbare un ortopedico di notte per
un codice bianco?
Una persona che non prova la sensazione di dolore, spesso
non si accorge di essersi fatta male seriamente, possono passare diverse ore o
giorni fino a quando un ginocchio, una spalla o un piede non funzionano più bene
e c’è la possibilità ch’essa neppure ricordi dove e quando sia successo, perché
non ha avvertito nulla. E allora come bisogna fare in questi casi?
Data l’ignoranza in materia in generale, se sapete di essere
persone iposensibili al dolore e volete essere soccorse subito, l’unica cosa da
fare è mentire! Dite sempre che siete cadute, che avete sbattuto, che vi è
passato un camion sul piede o un’astronave sulla testa. In attesa, ovviamente,
che la parola “analgesia” entri come variante, se pur occasionale, nel
dizionario medico.
Pubblicato il 15 Giugno 2022 su Il Quotidiano del Sud Calabria per l'editoriale "Diritti&Diversi"
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