INSPIRATION PORN A SANREMO 2022
“Ed ecco a voi Maria Chiara Giannetta, attrice, co-conduttrice della quarta serata del Festival di Sanremo!”.
Maria-Chiara-Giannetta, due nomi propri e un cognome.
Di solito le persone, nei contesti formali, le si annuncia
così, con nome e cognome, evidenziando il loro status sociale. Amadeus,
leggendo la presentazione scritta sul gobbo, cita anche la provenienza,
foggiana, dell’artista, non sia mai farle qualche torto dimenticando le sue
origini pugliesi.
Tutto questo è giustissimo, sono le norme di buona
educazione che lo impongono, ma il galateo diventa prassi sconosciuta, non
capisco perché, quando ci si relaziona con persone con disabilità.
La Giannetta, per recitare il suo monologo sulla diversità,
(tema principale del Sanremo di quest’anno), ha portato sul palco dell’Ariston chi
l’ha affiancata e aiutata a ricoprire al meglio il ruolo di “Blanca”, la donna
cieca che ha interpretato nell’ultima fiction di Rai Uno: cinque persone
cieche, i suoi “guardiani”, le ha definite, senza le quali, ha ammesso, non
avrebbe potuto sperimentare da vicino cosa significa vivere la quotidianità con
un deficit visivo.
Ha voluto anche far provare agli spettatori come sarebbe
bello chiudere gli occhi per pochi istanti (istanti, mica tutta la vita) e
cominciare ad “ascoltare non intendo solo con le
orecchie ma con tutti i sensi: ascoltate i battiti del petto, il calore
del vostro corpo e dell'ambiente intorno, il vostro respiro, l'odore intorno a
voi, il sapore che avete in bocca".
“Che figata!” ha detto lei, osservando gli occhi lucidi del
pubblico in sala, dopo aver passato in rassegna le doti supersoniche di quelle
cinque ignare vittime di inspiration porn.
Cosa significa “inspiration porn”? È una forma di abilismo,
quando si rende eccezionale un’azione solo perché a compierla è qualcuno che
normalmente si immagina incapace di poterla compiere. È il “nonostantismo” di
chi vive con disabilità: ce la fa a camminare e muoversi bene “nonostante” non
ci veda; è narrare l’impresa eroica del super-disabile che diventa a un tratto esempio
di forza e coraggio, fonte di ispirazione, per chi disabile non è. Ci
commuoviamo davanti alla pornografia della disabilità, guardando i “poverini”
della società, mentre pensiamo “meno male che non è capitato a me”.
Sì, il problema è che vediamo le forme di diversità come
disgrazie da superare e normalizzare, e più ci riescono “loro” ad essere
“normali”, più ci sentiamo capaci di affrontare le nostre difficoltà.
La cosa che più mi ha fatto arrabbiare, gentili Lettrici e Lettori, è
che a quelle cinque persone sono state oscurate le loro identità, presentate
come lo sconosciuto Tal Dei Tali: Michela, Marco e Sara, in soluzione unica
come Gianni e Pinotto (Coniugi? Fratelli? Zio e nipote?), Maria, Veronica.
Chi sono quelle persone? Che ruolo hanno nella società? Dove
vivono? Perché sono sul palco mute, esposte agli occhi di milioni di italiani,
senza diritto di parola, come animali rari ingabbiati dentro a uno schermo
televisivo?
Abbiamo appreso dal monologo che Marco e Sara forse sono
attori di teatro di posa, quindi professionisti, docenti a cui, per rispetto,
si deve del “lei”. No, sono trattati da eterni bambini, a cui si dà del “tu”,
coccolati dagli abbracci della conduttrice, che ripeteva le loro prodezze da
disabili, senza farli parlare.
Maria Chiara Giannetta ci ha fatto chiudere gli occhi per un
attimo ed è vero, personalmente ho sperimentato il mio deficit visivo, quella
sera: non sono riuscita a vedere donne e uomini dietro alla parola “ciechi”.
E voi, cosa avete visto?
Pubblicato il 9 Febbraio 2022 sul Quotidiano del Sud Calabria per l'editoriale "Diritti&Diversi"
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