MUSICOTERAPIA. Esperti veri o farlocchi?


Vi fareste curare una gamba rotta da chi fa le lastre? Io credo di no.

Il tecnico radiologo è un semplice (e competente) utilizzatore della strumentazione che serve a individuare se un arto è infortunato; l’ortopedico, invece, è lo specialista che si occupa di formulare la diagnosi di frattura e di somministrare eventuali terapie farmacologiche.

Non sempre però la differenza tra un medico specializzato e un tecnico professionista ci appare chiara quando si parla di Arti Terapie (arte, danza, teatro, musica). Queste sfruttano il potere espressivo delle discipline artistiche in generale come metodologia di approccio per lo sviluppo o il recupero delle competenze motorie, intellettive, educative e relazionali del singolo individuo, anche all’interno di un gruppo di lavoro, preferendo il canale non verbale.

Prendiamo la musicoterapia ad esempio, oggi di moda nelle scuole (progetti per l’inclusione, offerte formative, ecc.) o nelle ASL, nei centri ludici e riabilitativi per persone con disabilità: chi sono i musicoterapisti e che cosa fanno? Perché li chiamiamo “esperti”, quali titoli devono avere per definirsi tali?

Anzitutto, è necessario fare la distinzione tra il musicoterapeuta e il musicoterapista. Il primo, è un medico laureato in Medicina, Psicologia, Scienze della Formazione o Musica e che ha una formazione specialistica in musicoterapia, deve necessariamente essere iscritto all’Ordine dei medici, degli psicologi o degli psicoterapeuti: è il musicoterapeuta che ha responsabilità di decidere diagnosi, trattamenti o terapie e valutazione dei risultati ottenuti in base agli obiettivi prefissati. Il musicoterapista è il tecnico, l’esecutore materiale del percorso che non può decidere in maniera autonoma e deve avere sempre la supervisione del medico professionista specializzato. Il musicoterapista ha formazione di tre o quattro anni e tirocinio in strutture mediche (attenzione: anni, non poche ore di progetto formativo!) a seconda delle Scuole di MT, più il diploma di Conservatorio.

Tutto questo per “un po’ di musica”?. Vedete, la parola chiave è “terapia”. Non basta saper suonare uno strumento musicale o far cantare canzoncine per fare terapia con la musica. Attraverso i suoni, percepiamo il mondo che ci circonda, riusciamo a codificarlo, a interpretarlo. La musicoterapia è lavorare con il suono, usarlo come veicolo per instaurare una relazione, a seconda della persona che abbiamo davanti: ciascuna persona però è diversa dall’altra. Rolando Benenzon (il padre della musicoterapia) aveva individuato un principio chiamato ISO (uguale), o principio di Identità Sonora, secondo cui esiste un modo personale di percepire l’universo sonoro e uno invece più universale, dato da fattori ambientali e culturali. Il bravo musicoterapista, per comunicare attraverso i suoni, deve necessariamente conoscere il suo ISO e metterlo in equilibrio con quello del paziente, riconoscendo quel peculiare modo di percepire, che è diverso dal suo. L’approccio con questo meraviglioso canale, prettamente uditivo, è sì musicale e musicoterapico, psicologico e medico.

Nel caso di “pazienti” autistici, ad esempio, il suono può fare danni, può far scaturire crisi esplosive: alcune persone neurodivergenti hanno un’ipersensibilità verso alcuni suoni (o rumori), se non si conosce come funziona un cervello autistico, la musica può peggiorare uno stato di sovraccarico.

Alla luce di questo, prima di accettare qualsiasi intervento “curativo” sulla vostra persona o sui nostri familiari, assicuratevi che le figure degli “esperti” siano davvero tali. Controllate gli albi professionali, chiedete, se sono terapisti, chi sono i supervisori, le scuole di provenienza, i corsi di aggiornamento frequentati. È facile: gli albi sono tutti su internet, basta un click sui siti dell’AIM, della CONFIAM, delle Scuole di Musicoterapia.

Ho controllato e visto che in Calabria ci sono solo 3 musicoterapisti iscritti all’albo dell’Associazione Italiana Professionisti della Musicoterapia: tutti gli altri cosa sono?


Pubblicato il 19 Aprile 2022 su Il Quotidiano del Sud Calabria per l'editoriale "Diritti&Diversi"

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