SESSO E DISABILITA' - Giangiacomo Tedeschi indigna il pubblico col romanzo "Ce la fai?"

 

 


“Sono disabile: ho diritto a fare sesso senza amore”
, le parole di Giangiacomo Tedeschi, scrittore e ingegnere informatico romano di 43 anni, a cui un’asfissia perinatale ha causato la paralisi cerebrale.

Il suo romanzo d’esordio Ce la fai?, edito Felici Editore e Associazione Qulture, ha sobillato le opinioni e squarciato pregiudizi e cliché anche all’interno della stessa comunità disabile, ma quando il tour delle presentazioni è approdato in terra calabrese, le critiche sono diventate talmente aspre da sfociare in veri e propri anatemi.

È successo pochi mesi fa nella Sala Consiliare del Comune di Soverato (CZ) quando alla lettura di un estratto dal capitolo “La puttana” alcune delle persone presenti sono andate via indignate per qualche termine diretto con cui era descritta la scena, e durante lo spoglio delle domande poste in anonimato all’autore alcuni dei foglietti recitavano passi tratti dall’Antico Testamento, del tenore “Dio ti punirà per aver parlato di sesso e desideri della carne”.

“Volevo rompere un tabù”, dice Tedeschi, “ma non pensavo di far tanto rumore, mi dispiace quando in alcuni contesti la parola sesso provoca ancora questo tipo di reazioni, ciò avviene perché non si immagina mai una persona disabile come sessualmente attiva, di solito si parla di “sessualità e disabilità” ma non di sesso e disabilità. La sessualità rimanda ad aspetti psicologici e culturali, il sesso invece si riferisce alle pratiche sessuali vere e proprie”.

Il libro, non autobiografico ma esperienziale, narra la storia di Marco, un adolescente disabile in carrozzina desideroso di sperimentare il sesso. Si parla di diversità a tutto tondo intesa come qualcosa di cui non vergognarsi né nascondere, il linguaggio è schietto e mai volgare, rispecchia il modo di esprimersi dei ragazzi dell’età del protagonista.

“Spesso quando ci si riferisce al nostro desiderio si parla di “impulsi da gestire” – afferma Tedeschi, “noi siamo persone, non abbiamo impulsi da gestire, non siamo eterni bambini e non dobbiamo essere controllati. Alle persone disabili, di qualunque tipo di disabilità si tratti, vanno date il più possibile le autonomie e nelle autonomie c’è anche, per quanto possibile, la capacità di autodeterminarsi”.

L’autodeterminazione è la possibilità di scegliere e agire circa la propria vita senza alcuna influenza o interferenza da parte di altri, è un principio che rivendica la libertà di tutte e tutti ed è un diritto sancito anche dalla Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità.

“Ho deciso di non parlare di amore perché legato al concetto di amore c’è spesso quello di sacrificio”, riflette lo scrittore, “quindi si può amare una persona disabile perché l’amore ti porta a sacrificarti per quella persona, ma aldilà di questo mi chiedo: si può desiderare una persona disabile e questa, ha il diritto a sua volta a una vita sessuale attiva a prescindere dall’amore? Ciò non è il compito, per esempio, dell’Assistente sessuale”.

In Italia è stata proposta tale figura senza però chiarire le specificità di questo ruolo: l’assistente sessuale si occupa, tra le altre cose, non di fare sesso, ma di assistere alle pratiche di masturbazione le persone di qualsiasi genere che non possono farlo in autonomia, pratiche che vengono spesso svolte dai familiari della persona disabile.

“Ma anche ove fosse possibile fare sesso con l’assistente sessuale”, conclude Tedeschi, “sarebbe un ennesimo modo per escludere la persona disabile, delegando una sua necessità a qualcun altro, invadendo la sua intimità e escludendo a priori, ove ci fosse solo quello, qualsiasi tipo di relazione e inserimento nella vita sociale, essendo il sesso un aspetto della socialità”.



Articolo pubblicato il 12/10/2023 sul "Quotidiano del Sud" per la rubrica "Diritti&Diversi"

Foto: copertina del romanzo "Ce la fai?" di Giangiacomo Tedeschi

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